Il motore a stantuffi contrapposti

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La Privativa piemontese n° 700 del 1858,
il Brevetto francese n° 39730 del 1859
per gentile concessione del Museo Galileo-Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze

1858 – La Privativa piemontese n° 700 del 1858

 

Dal febbraio del 1857, Barsanti e Matteucci, in collaborazione con il meccanico forlivese Giovanni Battista Babacci, iniziarono a studiare delle soluzioni per i loro motori tali da ridurre gli effetti dei contraccolpi generati dalle esplosioni della miscela. I tre erano convinti che si dovessero utilizzare “due cilindri facendoli insistere sul medesimo fondo per contrapporre lo scalcio dell’uno a quello dell’altro“*.

Padre Antonelli e Padre Cecchi, dell’Istituto Ximeniano, suggerirono di impiegare la configurazione a pistoni opposti che si muovevano in un unico cilindro, e si occuparono di condurre prove sperimentali per verificarne l’efficacia.

Avuta notizia del buon esito degli studi sperimentali su tale soluzione, nel gennaio 1858 Barsanti e Matteucci presentarono il progetto all’Ufficio centrale delle privative industriali degli Stati Sardi a Torino ed ottennero l’attestato di Privativa industriale n° 700  del 1858.

Successivamente, l’invenzione fu coperta dal Brevet d’invention francese n° 39730 del 1859  e probabilmente da un analogo brevetto belga.

* dal Memoriale dei PP. Antonelli e Cecchi conservato presso l’Archivio storico dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze

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Il motore con stantuffi contrapposti
tavola contenuta nella Privativa piemontese n° 700 del 1858

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Il motore con stantuffi contrapposti
tavola contenuta nel brevetto francese n° 39730 del 1859

Il motore a stantuffi contrapposti

 

Verso la fine del 1857, la Compagnia di navigazione Lariana di Como aveva manifestato l’interesse di equipaggiare un battello con il nuovo motore di Barsanti e Matteucci. I due inventori offrirono la loro disponibilità e Barsanti commissionò alla Fonderia di Vincenzo Calegari di Livorno un motore della potenza di 20 cavalli.

Nel maggio il motore fu consegnato ma il suo funzionamento non risultò soddisfacente, probabilmente a causa delle eccessive tolleranze.

Barsanti ritenne di poter affidare la costruzione alle officine Escher Wyss & Co. di Zurigo, ma la società non dimostrò grande fiducia nelle sue proposte, cosicché le trattative furono sospese ed il progetto abbandonato.

La foto illustra il modello, azionato da un sistema ad aria compressa, che è stato fatto realizzare dalla Fondazione Barsanti e Matteucci ed è esposto al Museo del motore a scoppio di Lucca.

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