La questione
della priorità
La questione della priorità dell’invenzione
Il primo documento che attesta l’attività di ricerca di Barsanti e Matteucci intorno alla possibilità di ottenere energia meccanica dall’esplosione di una miscela gassosa è la memoria che fu depositata all’Accademia dei Georgofili il 5 giugno del 1853. In questo documento venivano descritti i primi esperimenti, compiuti utilizzando dei semplici apparecchi costituiti da cilindri cavi e stantuffi; si davano indicazioni sui possibili sviluppi delle ricerche, ma ciò che è più importante è che già si affermava l’opportunità di
“… servirsi di questo ritorno, e non dell’andata, per produrre l’effetto utile desiderato mediante ingranaggi e meccanismi …”, ovvero il concetto di motore ad azione differita alla corsa di ritorno.
Nel 1860, in Francia, il meccanico Lenoir brevettò il suo motore a combustione interna e ad azione diretta senza precompressione. In un articolo a diffusione internazionale, Figuer presentava tale motore come una sensazionale novità e Lenoir come l’inventore del motore a gas. Nello stesso tempo, peraltro, sempre in Francia, l’abate Migne difese, sul giornale Le Monde, la priorità dell’invenzione italiana.
In seguito al clamore suscitato dalla comparsa del motore Lenoir, i due italiani, già titolari di numerosi brevetti in Italia e all’estero, ritennero utile, per affermare la propria titolarità dell’invenzione, dissuggellare il plico depositato all’Accademia dei Georgofili, nel settembre 1863; fu probabilmente per lo stesso scopo che fu redatto il Manoscritto Ximeniano, in cui è ricostruita l’opera complessiva dei due inventori.
Sempre nel 1863, fu costruito il cosiddetto motore Bauer secondo il brevetto inglese del 1857, che, in seguito ad approfondite sperimentazioni, ottenne dal Reale Istituto Lombardo di Scienze, Lettere ed Arti, la medaglia d’argento ed il riconoscimento della priorità rispetto al motore Lenoir.
Il motore dei tedeschi Otto e Langen apparve nel 1867 all’Esposizione Universale di Parigi, ove ottenne il primo premio. Ma il motore dei due tedeschi altro non era, salvo alcuni particolari secondari, che la versione senza stantuffo ausiliario, citata nel brevetto francese del 1858, dei due italiani.
Sezione del motore Barsanti e Matteucci
conforme alla costruzione “Benini” del 1856
Sezione del motore Otto e Langen del 1867
L’analogia fra i due motori fu evidenziata da molti, fra cui il francese Durand, direttore del giornale “Le Gaz” di Parigi, che, nel 1867 scrisse: “… la medaglia d’oro che essa (Esposizione) ha assegnato loro si è sbagliata di porta … A prima vista, quest’apparecchio a noi è apparso non essere altra cosa che la cattiva imitazione dell’invenzione dei Sigg. Barsanti e Matteucci, brevettata in Francia il 9 gennaio 1858…”
Il Durand ebbe la cortesia di inviare una lettera a Matteucci per informarlo degli avvenimenti, il quale partì subito per Parigi, portando con sé i progetti dei motori costruiti, per rivendicare la priorità dell’invenzione. Purtroppo, le sue argomentazioni non furono prese in considerazione. Matteucci tentò altre volte, negli anni, di far valere le sue ragioni, senza alcun successo.
La priorità dell’invenzione italiana fu riconosciuta, successivamente, anche da storici tedeschi, che rimarcarono che la macchina di Otto e Langen poteva eventualmente essere considerata un perfezionamento della macchina italiana.
In Italia fu il senatore Giuseppe Colombo che, nell’Annuario Scientifico Italiano del 1868, pubblicò un articolo in difesa della priorità dell’invenzione italiana; nel dicembre 1931, l’allora direttore dell’Osservatore Ximeniano tenne una relazione presentando una circostanziata documentazione, per ottenere un riconoscimento ufficiale dell’invenzione, ma senza alcun seguito.
Nei primi anni della sua attività, la Fondazione Barsanti e Matteucci promosse numerose iniziative volte al riconoscimento della priorità dell’invenzione di Barsanti e Matteucci, partendo dalla raccolta di fondamentali documenti e dalla traduzione degli stessi in inglese e in tedesco, in modo da poterli presentare alla comunità scientifica internazionale ed arrivare con più facilità a dimostrare le proprie teorie.
Su queste basi, per primo il Deutsches Museum di Monaco riconobbe la priorità dell’invenzione agli italiani e pose una targa nel salone dedicato al motore a scoppio, in cui si affermava che il primo motore a scoppio a combustione interna a tre tempi era stato inventato da Barsanti e Matteucci; dal 2004, inoltre, il modello del motore a due cilindri, realizzato dalla Fondazione, è esposto nello stesso Museo. Finalmente la priorità dell’invenzione è universalmente riconosciuta ai due illustri lucchesi.