La storia
dell'invenzione

1843 L’idea di utilizzare l’esplosione di una miscela gassosa provocata da una scintilla elettrica per produrre energia meccanica venne a P. Barsanti quando, poco più che ventenne, insegnava alle Scuole Pie di Volterra.
Qui, per mostrare l’esperienza ai suoi allievi, si era costruito artigianalmente una “pistola di Volta”; l’originale è ancora conservato presso il Museo civico di Volterra.
Ripetendo molte volte l’esperimento, riuscì a capire che la forza esplosiva dei miscugli gassosi poteva essere impiegata come forza motrice. Si rendeva conto, peraltro, della necessità di approfondire le ricerche, per comprendere meglio il fenomeno e per renderne possibile la sua applicazione pratica.

P. Barsanti, però, non possedeva le competenze tecniche per poter proseguire nelle sperimentazioni.
Fu così che, verso la fine del 1851, iniziò la collaborazione con Felice Matteucci, specializzato in meccanica, con il quale intraprese una serie di esperimenti tesi a concepire un meccanismo in grado di trasformare la forza esplosiva in un moto regolare, successivo, uniforme.

Nel 1853, essendo gli esperimenti arrivati ad un buon punto, i due inventori decisero di illustrare i risultati ottenuti in una memoria che, il 5 giugno, depositarono presso l’Accademia dei Georgofili a Firenze, in un plico sigillato che avrebbe dovuto essere divulgato solo successivamente, dietro loro richiesta. Ciò rispondeva all’esigenza di comprovare l’attività svolta ed i risultati ottenuti al fine di poter rivendicare la paternità dell’invenzione, e nello stesso tempo proteggerli dall’utilizzo da parte di altri. Il plico fu aperto dieci anni più tardi, il 20 settembre 1863, per poter sostenere la priorità della loro invenzione in rapporto alla comparsa del motore Lenoir e all’enorme clamore che questo aveva suscitato.

Probabilmente nello stesso anno 1863, fu redatto un altro documento, il Manoscritto Ximeniano, in cui è riassunto tutto quanto i due inventori avevano ottenuto nei loro studi e che rappresenta quindi un documento fondamentale per la ricostruzione dell’opera complessiva.

Sala Eugenio Barsanti al museo civico di Volterra

Il primo prototipo di motore fu costruito nel 1853: ve ne sono testimonianze in alcune fatture e lettere della Ditta Pietro Benini di Firenze, il motore funzionò solo in via sperimentale, senza alcuna applicazione pratica.

Nel 1854 Barsanti e Matteucci ottennero la prima certificazione inglese n° 1072, che riguardava un motore a due cilindri concorrenti.

Incoraggiati dal conseguimento del certificato del 1854, il 21 ottobre dello stesso anno costituirono l’Associazione per la Costruzione di un nuovo Motore, al fine di sfruttare nel migliore dei modi i futuri brevetti e i frutti delle applicazioni dell’invenzione.

Un motore conforme a quello descritto nella prima certificazione inglese fu costruito nel 1856 e fu messo in funzione presso le officine della Ferrovia Maria Antonia di Firenze per trasmettere il movimento ad una forbice e ad un trapano.

Nel 1857 Barsanti e Matteucci ottennero il brevetto inglese relativo al motore in due diverse soluzioni costruttive: con o senza stantuffo ausiliario. Questi due motori, in particolare il secondo, costituirono la base su cui fu costruito, anni più tardi, il cosiddetto motore Bauer, che determinò il successo dei due scienziati.

Primo prototipo del motore a scoppio - 1853
Secondo prototipo del motore a scoppio
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Nel 1858 venne costruito, nella Fonderia Calegari di Livorno, un motore che avrebbe dovuto sviluppare una potenza di 20 cavalli, da impiegarsi sul battello “Veloce” della Società Lariana di Como. Questo motore constava di un solo cilindro e di due stantuffi contrapposti, soluzione che eliminava il problema dei contraccolpi; il motore non raggiunse la potenza richiesta e quindi fu abbandonato.

Motore a stantuffi contrapposti - 1858
Progetto del motore a stantuffi contrapposti del 1858
Progetto del motore a stantuffi contrapposti del 1858

Sempre nel 1858 fu costruito, dalla Ditta Pietro Benini, un altro motore con due cilindri e stantuffi contrapposti, che soddisfece i due inventori.

Questo prototipo portò al conseguimento della privativa Piemontese n. 700 del 26 luglio 1858 ed al successivo brevetto inglese n. 3270 del 31 Dicembre 1861. Altri brevetti furono conseguiti in Francia ed in Belgio nel 1862.

Secondo motore a stantuffi contrapposti - 1858
Progetto del secondo motore a stantuffi contrapposti - 1858

Dopo il successo conseguito con la presentazione del motore a pistoni contrapposti, costruito dall’officina Benini, al fine di sfruttare commercialmente i propri progetti, Barsanti e Matteucci ritennero opportuno trasformare l’Associazione in una Società per azioni, che si sarebbe dovuta occupare della produzione e della vendita dei motori. Così il 14 ottobre 1859 nacque la Società anonima del nuovo motore Barsanti e Matteucci, di cui erano i direttori tecnici.

Nel 1863 venne decisa la costruzione di un motore secondo il modello del brevetto inglese del 12 giugno 1857, cioè con pistone ausiliario e con la trasmissione del movimento ad un volano per mezzo di pignone e cremagliera. La costruzione venne affidata dalla Società alla ditta Bauer & Co., detta anche all’Elvetica, di Milano, che ultimò il motore nei primi mesi del 1863. I lavori di montaggio furono seguiti solo da P. Barsanti in quanto Matteucci, fin dal marzo 1862, si era gravemente ammalato, tanto da dover rassegnare le dimissioni da direttore tecnico della Società.

Contratto di costituzione della Società anonima del nuovo motore Barsanti e Matteucci
Il motore Barsanti e Matteucci del 1863

Questo motore fu esaminato dal Reale Istituto Lombardo di Scienze, Lettere ed Arti: furono effettuate delle prove ed anche un confronto fra i consumi di questo motore, di quello Lenoir e la macchina a vapore. Dalla relazione pubblicata negli Atti dell’Istituto nel luglio 1863, i relatori affermarono di aver compreso pienamente l’importanza dell’invenzione ed inoltre ne affermarono la priorità rispetto a quella di Lenoir. Il Reale Istituto conferi a Barsanti e Matteucci “la medaglia d’argento, con giudizio sospeso per premio maggiore, dopo l’esito di ulteriori prove”.

Il successo ottenuto dal motore del 1863 e le numerose richieste pervenute indussero gli inventori, stimolati anche dalla Presidenza della loro Società, ad iniziare la produzione su larga scala dei motori di piccola potenza. Per la realizzazione della produzione in serie del motore venne scelta la Società John Cockerill di Seraing presso Liegi.

Nel marzo 1864, P. Barsanti partì per il Belgio portando con sé questa macchina, che suscitò grande ammirazione.
Purtroppo, la costruzione in serie non fu iniziata a causa della morte di P. Barsanti, avvenuta il 19 aprile di quello stesso anno a Seraing.

Dopo la morte di P. Barsanti, Matteucci, con la collaborazione del tecnico Babacci, riprese gli studi sui possibili miglioramenti da apportare al motore.

Dopo l’apparizione del motore di Otto e Langen, avvenuta nel 1867, Matteucci tentò ripetutamente di vedersi riconosciuta la paternità dell’invenzione, senza ottenere alcun successo.
Nel 1866 fu sciolta la Società e Matteucci tornò agli studi di idraulica.